Video

Prendersi cura dell’opera di Augusto Del Bianco, talentuoso ma appartato artista, scomparso da poco più di due anni, significa compiere un’inevitabile violenza, spezzarne quell’«immotivato senso di pudore se non di vergogna» che lo aveva accompagnato una vita intera, forzarne lo scrigno dei pensieri visivi più intimi, gli audaci ma riservatissimi sperimentalismi grafici e cromatici, per svelarne al pubblico il linguaggio prezioso e sorprendente.

Un lessico sofisticato in gran parte sconosciuto, se non del tutto inedito, baluginante appena nelle rare mostre allestite in vita, forse in favore di un maggiore radicamento nell’immaginario del territorio, nell’adesione affettuosa (mai banale) alle atmosfere, ai luoghi, ai volti conosciuti nella provincia tra Misano, Riccione e Rimini.